domenica 24 ottobre 2010

Sciopero del 21.10.2010

Leggendo le notizie sulla partecipazione allo sciopero della Sanità proclamato contro la dirigenza dell' ULss 12 veneziana, vedo, ancora una volta, come il giorno dopo ci sia sempre un balletto nel conteggio dei partecipanti alla manifestazione.
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 Io, come cittadino del Lido che si sente abbandonato dai responsabili della sanità veneziana, come tanti altri del Movimento per la Difesa della Sanità Pubblica, del Monoblocco e della Piscina, ho partecipato alla manifestazione e come al solito ho ripreso un video. Il mio pallino ad ogni manifestazione è quello, oltre che riprendere, di contare (non uno per uno) i partecipanti. Ho un metodo: mi metto in un punto strategico, conto le prime cento persone, memorizzo la distanza e poi la riporto contando le volte fino alla fine. Poi faccio l'inverso, comincio dalla fine e ritorno all'inizio. Metodo empirico, si dirà, comunque i gruppi risultavano sempre 22. Quindi 2.200 partecipanti. Questo numero non si discostava molto da quanto confermavano i giornalisti ed anche il funzionario responsabile della polizia che alla mia richiesta mi aveva detto "sui 2000" paragonandoli ai 1600 della manifestazione lidense in Gran Viale. Sapendo che nei giorni di sciopero il numero degli operatori è superiore al normale (legge P.I. sul “minimo necessario”) a questo punto trovo molto controproducente la comunicazione della direzione dell'Ulss che parla di una partecipazione soltanto di 29 + 691 dipendenti: vuol dire che almeno 1500 se non erano dipendenti erano cittadini esasperati, il che non fa onore a chi ha gestito fino alla bancarotta l’Ulss veneziana, come dice lo striscione all’entrata dell’Angelo: un “rosso” di 200.000.000 di euro.  Nascondendosi nei numeri e non sulla qualità della manifestazione, qualsiasi altra dirigenza, di fronte al disastro, avrebbe già rassegnato le dimissioni.
Comunque, se si vogliono i numeri, posso mettere a disposizione una ripresa di una panoramica di tutto il corteo dal quale si può capire "a spanne" quanti eravamo.       
Paolo Fumagalli

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