sabato 1 gennaio 2000

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Progetto nascere meglio:

UN APPELLO  DELLE MADRI DEPRESSE  CONTRO IL TSO

In questo ultimo periodo si è aperto sulla stampa e nell’opinione pubblica un dibattito sulla opportunità di proporre Trattamenti Sanitari Obbligatori (TSO) per le donne soggette a depressione post partum (DPP). Alla luce della nostra esperienza trentennale di accompagnamento delle donne nella preparazione alla nascita riteniamo che ancora una volta si stia cercando di spostare l’attenzione sugli aspetti medici di una situazione che nasce come problematica di natura differente, risultato di numerose con-cause di ordine culturale e sociale, molto prima che patologico - psichiatrico.

    Viviamo in un tempo in cui la donna è diventata il centro di molteplici aspettative e dove questo centro è spesso solo a sostenersi perchè la rete di supporto è venuta a cadere. In tale condizione, l’unica possibilità che viene offerta nei casi estremi è di natura medica, ma come possiamo sostenere con i dati, esistono molti altri strumenti più efficaci e meno costosi di cui disporre in via ordinaria che possono essere importanti soluzioni anche nelle situazioni riconosciute a rischio.

    A norma di legge alla gravidanza sono dedicati in gran parte trattamenti di natura medica, per lo più di tipo diagnostico come esami clinici e visite ginecologiche. I servizi offerti dal sistema sanitario nazionale lasciano un margine veramente irrisorio a tutte quelle attività di preparazione alla nascita che sono essenziali al fine di prevenire ed eventualmente individuare le situazioni a rischio che possono evolvere semplicemente in baby blues, oppure in situazioni più preoccupanti di depressione o peggio di psicosi post partum. Ancor meno spazio e risorse sono lasciate a sostegni come le “assistenti alle mamme”, esperienza addirittura prevista nei pacchetti assicurativi sanitari per la gravidanza ed ordinariamente usufruita in alcuni Paesi stranieri più avanzati da questo punto di vista (ad esempio in Olanda).
   
    La preparazione alla nascita è invece un importante momento di confronto in cui i professionisti, attraverso colloqui individualizzati, sono in grado di individuare le situazioni più a rischio, tenendo in considerazione fattori quali la storia di vita personale della donna, individuando problemi pregressi e fragilità di natura personale, familiare, di coppia, cercando di valutare la “forza” della rete di sostegno della donna e della famiglia e la cultura di appartenenza che li caratterizza. E’ questo il punto di partenza di un efficace sostegno alla donna ed alla coppia e l’obiettivo da perseguire è il rafforzamento delle proprie risorse grazie a preziosi e efficaci strumenti e soprattutto attraverso la formazione ed il confronto con figure professionali capaci di sostenere la donna e la famiglia durante la gravidanza e dopo il parto.
Sono questi i cardini di lavoro su cui si basa la pratica dell'associazione Progetto Nascere Meglio che riserva ad ogni donna che si vuole preparare alla nascita del proprio figlio un percorso individualizzato. 

    La formazione e quindi la possibilità di saper riconoscere le criticità e sapere individuare chi può dare l’aiuto adeguato sono strumenti di prevenzione e sostegno che non tradiscono. Nei casi più critici inoltre, il confronto nel gruppo e l’affidamento ad una mamma di sostegno, in particolar modo quando la rete di riferimento della donna e della famiglia è evidentemente precaria, compromessa o inesistente, completano la gamma di offerta di aiuto che deve essere garantita in cambio di un TSO. A questo punto, anzichè sbandierare la minaccia di TSO a tutte le donne a rischio, sarebbe molto più efficace fare riferimento alle linee guida e raccomandazioni già esistenti nella letteratura scientifica (vedi raccomandazione NICE) e le indicazioni legislative (POMI), al fine di definire protocolli di sostegno alla gravidanza ed alla nascita, nell’ottica preventiva di cui sopra, tali da poter essere un’effettiva risorsa per la coppia. Alcuni esempi positivi italiani e praticabili già esistono, come il progetto pilota Leonardo Da Vinci - Home avviato in regione Umbria. 

    I costi della prevenzione non sono legati a esami e trattamenti di natura strettamente sanitaria, ma passano per l’informazione e la formazione della coppia, attraverso il confronto ed il sostegno ai genitori; il grande vantaggio sta proprio nell’evitare che eventuali situazioni di fragilità finiscano per diventare patologiche, e si traduce anche in vantaggio economico per le Regioni, nella misura in cui previene i costi molto più onerosi della cura.


    Secondo la legge italiana, il Trattamento Sanitario Obbligatorio è un trattamento sanitario di carattere eccezionale, effettuato in deroga all’art.92 della Costituzione Italiana; è riservato esclusivamente a malati di mente, psicopatici e schizofrenici in fase acuta e quindi evidentemente pericolosi per se stessi e per gli altri e prevede la sospensione di tutti i diritti della persona. Per questo il TSO non può e non deve a nostro giudizio configurarsi come trattamento rientrante in un protocollo di lavoro ordinario di gestione della depressione post partum e ancor meno del cosiddetto baby blues.

    Se di trattamento sanitario (e non ci si riferisce a quello obbligatorio) c’è bisogno, è necessario che la neo mamma ne sia informata, consapevole e consenziente, deve essere la conseguenza di un percorso di diagnosi e cura riconosciuto ed avviato dalla puerpera. Il riconoscimento di uno stato di baby blues come anche di depressione post partum passa per l’informazione e la formazione al riconoscimento dei sintomi: sono questi gli strumenti di cui devono disporre le donne ed i loro familiari per poter affrontare e superare queste possibili condizioni e tutto ciò implica un lavoro di prevenzione e preparazione all’evento parto ed alla nascita che attualmente non è minimamente sostenuto e valorizzato dalle Istituzioni pubbliche.


Progetto nascere meglio
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